lunes, 7 de julio de 2008

Roma (TH)

ROMA (7 luglio) - La giornata di ieri i Tokio Hotel l’hanno trascorsa al lavoro, tra sound check, interviste televisive e incontro con le vincitrici del concorso meet & greet. Roma l’hanno vista poco, anche perché l’Hotel Bernini di piazza Barberini, dove hanno affittato un intero piano, è stato assediato da cinquecento fan alle cui grinfie era difficile sfuggire. Alcune di loro, arrivate dalla Germania, hanno speso 280 euro per affittare una stanza, poi si sono lanciate all’inseguimento dei quattro di Magdeburgo dal centro cittadino fino alla periferia, destinazione Ippodromo delle Capannelle, dove alle 21.30 il gruppo ha iniziato il live.

La scena è quella che si ripeteva negli anni’80 per i Duran Duran: truppe di cloni con chiome bicolore, guanti e calze di rete, borchie e piercing, polsini e poster giganti, che spingevano contro i cancelli, scaricando l’adrenalina accumulata da marzo, periodo in cui era previsto il concerto, saltato poi per problemi di salute del cantante. Quindicimila minorenni in delirio, centinaia hanno passato la notte fuori dall’Ippodromo, altre sono arrivate nella capitale rimediando, attraverso i forum, passaggi e alloggi. Una volta dentro, il prato si è diviso a metà: genitori dietro, figli davanti, presto una numerosa fazione ha invaso la tribuna destinata agli ospiti e alla stampa (la sicurezza nulla ha potuto per fermarla) e il palco si è trasformato in un cimitero di peluche e reggiseni.

I fuochi d’artificio hanno aperto la serata. I fratelli Kaulitz hanno fatto il loro ingresso trionfale con occhiali neri su Break away, Bill in maglia rossa, un paio d’ali stampate sull’esile petto, giubbotto di pelle, criniera laccata e corvina, Tom con dreadlocks infilati nel cappello e t-shirt bianca lunga fino alle ginocchia. La scaletta è seguita con Final day, 1000 Oceans, Live every second, Love is dead, la prima canzone in tedesco Wir Sterben Niemals aus (gira addirittura una petizione per far cantare i brani in lingua originale e non in inglese) e Scream. Su Black sono spuntati un megafono e alte fiamme, mentre un contributo filmato che ritrae la band in sala prove ha anticipato On the edge, eseguita da Bill seduto su un ponte di ferro. Ready set go ha dato una sferzata di energia, su Reden il cantante ha schiarito il primo Grazie in italiano e con la lusinga alla folla: “Per me sarete sempre sacri” si è cimentato in Sacred, spruzzando acqua sul pubblico sfinito.

Dopo Geh è stato il momento di Don’t jump, urlata all’unanimità, le mani si sono alzate su Raise your hands, il tripudio è prevedibilmente avvenuto sul pluripremiato Monsoon (rispetto al disco semplificata negli arrangiamenti, come altri brani), quando la lingua del palco si è allungata in mezzo alla gente e i quattro hanno sfilato in passerella.

Sul primo bis con In die nacht e Rescue me il set è diventato acustico, sul secondo con la ballata Forgotten children e By your side, sono piovuti coriandoli laminati e giochi pirotecnici. Poi il rito feticista di lanciare gli asciugamani e tutti a nanna, Tokio Hotel compresi.

C’è trucco ma non c’è inganno: per quanto paghino debito a Nirvana e Metallica, siano merce pop contraffatta di rock, i Tokio Hotel suonano, sudano, hanno presenza scenica. Per ora tornano in tour bus, a giocare alla play station e ping pong, a fare incetta di waffles e dvd, alla volta di Modena, dove suoneranno l’11 luglio.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=27280&sez=HOME_SPETTACOL

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